Unanimità

Quando c'è unanimità, significa che la questione è importante, rilevante. Due quotidiani sportivi (i più importanti del Paese peraltro), che escono il lunedì mattina con lo stesso identico titolo, sono cosa rara. Così come era raro vedere il Milan in testa alla classifica del campionato di serie A: non accadeva dal 2004, anno dell'ultimo tricolore accasatosi a Milanello.
Oggi ci godiamo questo primato tutto italiano, con tutte le cautele del caso, come la classifica corta, il campionato ancora lungo, i rigori generosi (che tolgono il sonno a Mourinho, ma non la voglia di polemizzare sempre e comunque), la squadra vecchia e votata al passato (secondo il patron nerazzurro Moratti), ecc.
Sarebbe ingiusto non farlo; del resto Ronaldinho merita un plauso (suo il gol allo scadere, complice una deviazione di Denis), così come tutta la squadra. Quest'ultima appare affamata e solida, come non accadeva da tanto tempo. Il Napoli non ce ne voglia... si metta l'animo in pace e cerchi di comprendere che noi aspettavamo da tanto un momento così.
Da quattro anni almeno.
Quattro anni di tribolazioni italiche, non già la stessa sorte in Europa e nel Mondo, in cui il Milan ha dato dimostrazione del suo valore, vincendo supercoppa continentale, coppa "dalle grandi orecchie", nonché titolo mondiale per clubs.
Quattro anni, ahinoi, infarciti da campionati in cui, complici verdetti sportivi discutibili, gli scudetti li vinceva chi aveva la pappa pronta, arrivava terzo in classifica, guardava un Milan penalizzato e una Juventus faticare in serie B, si arrogava il privilegio di poter comprare giocatori di prim'ordine e "profughi" juventini timorati della serie cadetta.
La pacchia è finita, gente.
Comanda il Milan (per ora).

Nicola Piras

Amarcord

Questa fotografia susciterà senz'altro un pizzico di nostalgia nei tifosi del Milan e del Napoli, ma anche in coloro i quali seguono il calcio con occhio, per così dire, "universale". Sì, perché quei due capitani, non sono due capitani qualunque: sono anche i capitani delle rispettive selezioni nazionali (arrivate seconda e terza ai Mondiali 1990), sono i migliori al Mondo nel rispettivo ruolo. Sono Baresi e Maradona.
Ed è bello ricordare quelle sfide al vertice, negli anni '80, con Bianchi e Sacchi a guidare i due colossi...
Però è altrettanto bello vivere la vigilia dello scontro al vertice di quest'anno, che vede ancora una volta il Milan (deludente in campionato nelle ultime stagioni) ed il Napoli (che ha vissuto anni di serie cadetta e persino il fallimento societario nel 2004).
Galliani rispetta i partenopei, ed esorta i suoi a stare molto attenti, segno che i campani sono in palla, e possono realmente insidiare il Diavolo, al di là delle solite dichiarazioni di facciata della vigilia. Dall'altra parte il Napoli tutto, Hamsik in primis, ci crede e dice spavaldo: "andremo a San Siro per giocarcela. Tutte le squadre devono stare attente al Napoli, perché siamo davanti a tutti".
Stiamo a vedere cosa paga di più: lo spirito operaio degli uomini di Reja o il talento puro della rosa di Ancelotti.

Nicola Piras

Sognando Beckham...

Citando il titolo di una pellicola inglese di qualche anno fa (sognando Beckham, per l'appunto), possiamo dire che questo Milan è sempre più galattico (e non a caso David, tra galacticos di Madrid e Galaxy, è proprio a tema astronomico).
Tralasciando le battute di spirito, c'è da considerare che l'inglese, così come Ronaldinho, è, oltre che un calciatore dal talento indiscusso, anche riempitivo delle casse della società in cui milita. Al Milan farà senz'altro bene a livello di immagine e di entrate, e, si spera, anche a livello di gioco.
Ancelotti ha già espresso il suo entusiasmo nell'allenare un campione del calibro di Beckham, e i tifosi vocianti sui forum, sembrano avere lo scetticismo ai minimi storici, segno che la questione "Spice Boy" intriga, eccome.
Viene da rammaricarsi al pensiero che sarà a Milanello solamente da gennaio a fine campionato, ma se sarà, come si suol dire, "breve ma intensa", la ricorderemo con estremo piacere e gratitudine. Aspettando che il giocatore arrivi dagli Stati Uniti, godiamoci quello che già abbiamo, ed è tanto: il nuovo - Ronaldinho - sempre più convincente, e il vecchio - Inzaghi - sempre pronto a dare il suo contributo, anche se l'età gli impone un part-time pressoché obbligato. Ma lui sorride, ringrazia società e tifosi, e segna. Demolendo, peraltro, col Gaucho, un'ottima Sampdoria nell'ultimo turno di campionato. Stasera c'è l'Heerenveen da battere in UEFA.
Tifiamo e incrociamo le dita.

Nicola Piras

Altalena

Milan su, Milan giù. Vince il derby con autorità, spegnendo la prima della classe, poi cade nella trappola di un pareggio sterile. Uno zero a zero contro l'ultima della classe, il Cagliari; un pareggio che strappa tutte quelle pagine di quotidiani nelle quali si parlava di rinascita, di scudetto, di ritrovamenti, e di continuità. L'unica cosa di continuo è la discontinuità.
E, trascurando il lieve gioco di parole, la questione diventa preoccupante.
Stavolta Kakà e Inzaghi non ci hanno portato in alto come nell'aprile scorso (3-1 n.d.r.). Stavolta c'erano "il figliol prodigo" Shevchenko (che aveva ben figurato contro lo Zurigo, segnando, peraltro, la rete del definitivo vantaggio rossonero in terra elvetica) e Ronaldinho, i cui nomi dovrebbero essere una garanzia, e che invece...
La verità è che il Milan attuale sembra il Real Madrid di qualche anno fa: tanti gioielli che, insieme, però, smettono di brillare. Speriamo che il paragone sia di buon auspicio (il Real la Liga la vinceva comunque)...
In attesa della sosta per le Nazionali, impegnate nelle qualificazioni a Sudafrica 2010, vediamo come si comporterà la compagine di Ancelotti al cospetto del KF Tirana.

Nicola Piras

Ibra, chi?

Dopo il derby n°269, traiamo alcune considerazioni:
Mourinho dice di non essere un "pirla", ma ha fatto ben poco per essere creduto
; lui è quello che non ride...almeno oggi ha una scusante per essere musone;
Ronaldinho non è solo un riempitivo dell'album Panini, ma segna, e lo fa (di testa), nella partita più cara a noi rossoneri;
Materazzi riesce a farsi espellere anche mentre non sta giocando (è uno che tende a migliorarsi);
Ibrahimo
vić è quel ventiseienne dello spot col Doctor House e nulla più;
Pato gioca e convince: ieri di paragoni con Balotelli non se ne sono sentiti;
Quaresma, con la "trivela", può tutt'al più trovare pozzi petroliferi in Kuwait, ma nella casa del Diavolo è quantomeno impalpabile.

Puoi gridarlo finché vuoi ma... MILANO SIAMO NOI!

Nicola Piras

"Mou", arriviamo!

Continua il momento positivo del Milan, che dopo le partite di Uefa e dello scorso turno di campionato, vince ancora, stavolta contro gli amaranto di Reggio Calabria. Tre punti importanti, tanto per la classifica, quanto per il morale, ma scaturiti tutt'altro che agevolmente. I calabresi si sono dimostrati molto avvezzi alla corsa, al pressing, e al raddoppio sul portatore di palla rossonero. Dunque reggini per nulla disposti a concedere qualcosa al Milan, che, anche per le defezioni di Senderos e Nesta, ha vissuto momenti di vero panico nel reparto arretrato in più occasioni (Brienza e Corradi fanno vedere i sorci verdi al solito spaesato Kaladze, e talvolta anche a Bonera, che sceglie male i tempi per contrastare la manovra calabrese). Dopo l'incornata di Borriello al 24', su preciso cross di Seedorf, il Milan si è fatto pareggiare nei secondi 45 minuti da Corradi. Il senese tiene in corsa la sua squadra fino al 30° della ripresa, quando Kakà crossa da destra per Pato, che con un piattone deciso annichilisce l'incolpevole Campagnolo.
In vista derby la vittoria fa piacere, ma la difesa è decisamente da rivedere. Bene invece il centrocampo muscolare con
Gattuso, Ambrosini, e Seedorf; Flamini dovrebbe contenere l'irruenza (avrebbe rimediato un'espulsione sacrosanta per l'entrata in ritardo su Halfredsson, se il signor Saccani non fosse stato così indulgente).
In attacco
Shevchenko dovrebbe sgobbare un po' di più, ma per ora accontentiamoci di vincere. La forma arriverà. Borriello e Pato, invece, sono già in palla. Peccato per l'infortunio del napoletano; sull'entità dello stop e del danno fisico, ne sapremo di più nelle prossime ore, ma è quasi certo il forfait contro gli uomini di Mourinho.
Ronaldinho farà faville nella sfida tutta meneghina di domenica sera? Incrociamo le dita.

Nicola Piras

Chi non muore...

Chi non muore si rivede, recita un vecchio adagio. E il Milan si è rivisto. Si è rivisto tonico, perentorio, concreto, compatto, tenace, e umile. Come non si rivedeva da tempo. Troppo tempo.
Quattro gol alla Lazio capolista per dimostrare di non essere morti, quattro gol per confermare quel proverbio, per ribadire l'esistenza in vita. Quattro perle, una migliore dell'altra: dal flipper con rete di potenza di Seedorf, al missile di Zambrotta; dall'incornata in area di Pato, all'altro siluro sganciato da Kakà.
Un poker che rende vana la rete della bandiera biancoceleste, siglata dall'inarrestabile Zárate (4 centri in 3 gare per lui).
Tra i migliori di Ancelotti menzioniamo Abbiati (splendido su Pandev nel finale, cui respinge un tiro da tre metri, deviandolo alto sopra la barra trasversale), Ambrosini, Gattuso (rientro record il suo; match ottimo anche nel paradossale ruolo di "vice Pirlo"), Borriello (che torna persino a difendere quando là dietro le cose si mettono male), Jankulovski e Seedorf (che hanno giocato molto per la squadra).
Gli unici due nei sono stati l'insicurezza di Kaladze (la Lazio l'ha capito e spesso ha tentato di pungere proprio dalle sue parti) e la scarsa incisività di Dinho, che probabilmente è ancora legata al discorso sulla condizione fisica non ancora ottimale.
A Reggio Calabria avranno visto la partita... Si spera non abbiano già trovato l'antidoto per questo potenziale nuovo Milan.

Nicola Piras

Buona la prima

"Buona la prima" è una affermazione dal duplice significato. Da un lato, la prima partita giocata in Uefa, è stata buona, almeno nel risultato (3-1 allo Zurigo); dall'altro bisogna prendere atto che, quella di ieri, è stata la prima partita ufficiale vinta dal Milan dall'inizio di questa stagione. Senza dubbio rappresenta un bel segnale, ma perdere col Bologna in casa, e col Genoa in trasferta, rende quasi velleitario ogni tentativo di sperare in uno scudetto che manca ormai da 5 anni.
Anche il discorso Uefa, etichettabile come positivo, lascia però aperte alcune questioni. Basti pensare che l'avversario era tutt'altro che irresistibile, e basti pensare che la formazione svizzera ha siglato due gol (uno annullato) a S.Siro.
Questo rende palese, se già non lo fosse abbastanza, l'inadeguatezza della fase difensiva, in particolar modo la carenza di un portiere. Del reparto arretrato si salvano l'ottimo Antonini e il rispolverato Jankulovski (gol per lui allo scadere della prima frazione), entrambi in vena di spingere, ma di rientrare a difendere all'occorrenza.
Bene Ambrosini e Flamini, da rivedere gli statici Seedorf e Ronaldinho; promosso Pato per il gol al 57', ma incostante nel rendimento, anche nella stessa partita. Bene Borriello, tonico, volenteroso e propositivo; sigla la terza rete al 74'.
Anonimo Shevchenko, ma probabilmente per una carenza fisico-atletica; lo stesso dicasi per Dinho. Entrambi sono senz'altro destinati ad apportare maggiore apporto alle fortune del Milan nelle partite a seguire.
Sul portiere Dida è meglio non proferire verbo...
Ad ogni modo conviene gioire per questa vittoria, considerando le defezioni di Nesta, Pirlo e Gattuso, e l'affaticamento di Zambrotta e Maldini. Speriamo di aver terminato la salita, e di intraprendere, finalmente, una lunga discesa.
Sarà con la Lazio di Zárate
che ne avremo la conferma?

Nicola Piras

Dove eravamo rimasti?

A giudicare dalla partita d'esordio del campionato 2008/2009, pare davvero che la sosta estiva non ci sia stata, così come pare non aver sortito alcun effetto il calciomercato stellare di quest'anno. Non che i nuovi acquisti non abbiano profuso il giusto impegno, anzi. Zambrotta, Flamini e Ronaldinho sono sembrati persino convincenti, un po' meno Shevchenko, che comunque gode di una forma fisica abbastanza buona; ciò che manca, a mio avviso, è un qualcosa a livello di gestione dello spogliatoio. Non so bene se a livello di stimoli, che inevitabilmente scemano nel lavorare con lo stesso allenatore, o a livello di rapporti tra giocatori (Ronaldinho è la star che ammalia il Meazza e oscura Seedorf; Shevchenko il "traditore" che ruba il posto a Pato, Inzaghi o Borriello). Ad ogni modo l'ingranaggio resta rotto, e benché la squadra di quest'anno sia ottima, rimane tuttavia incapace di esprimere un gioco commisurato alla caratura dell'organico. Il Milan, tutto sommato, ha provato nel secondo tempo a cambiare faccia, ma i tre punti, maturati dalle reti di Di Vaio e Valiani, hanno preso la Via Emilia, accasandosi bellamente in quel di Bologna. Inutile dunque la rete di testa di Ambrosini, propiziata dal cross del "n°80" brasiliano.
Nulla di fatto, dunque... E meno male che abbiamo tre Palloni d'Oro in squadra...

Nicola Piras

R10!

Finalmente, dopo tre anni di corteggiamento, Ronaldinho e il Milan si sono sposati, come conferma la prima pagina del Mundo Deportivo.
Un matrimonio dispendioso, certo (20 milioni di euro del cartellino + 19,5 dello stipendio del triennio in cui giocherà per il Club di Via Turati), ma dai risvolti molto interessanti.
Primo perché attira tifosi, e mai come quest'anno c'è stata penuria di abbonamenti, calati del 30% rispetto allo stesso periodo dell'anno passato.
Secondo perché vivacizza lo stucchevole gioco del Milan, che nemmeno Pato è riuscito a sbloccare coi suoi 9 gol.
Terzo perché il Ka-Ro-Pa è un attacco a tre (con Pato vertice del triangolo) molto temibile. In Europa uno dei migliori.
Quarto perché porta nelle casse del Milan molti milioni di euro provenienti dal merchandising relativo a R10, che, dopo Schumacher e Backham, è il migliore a far fruttare la propria immagine, pur senza toccare un pallone per mesi.

Detto questo, veniamo alle note dolenti, a partire dal comprensibilmente scocciato Seedorf. Il trequartista di Paramaribo punta i piedi e non dà i numeri. Non li dà. A nessuno. Quindi l'uno e lo zero, che campeggiano sulla sua casacca, se li tiene ben stretti (R10 diventerà, al massimo, R11 o R20). Ma vorrebbe tenersi ben stretto anche il posto da titolare, cosa, ahilui, assai difficile, vista la lentezza nell'impostazione del gioco mostrata nell'ultimo campionato.
Poi c'è il nodo Kakà, che è certamente contento di accogliere il connazionale dai denti grandi, ma non è altrettanto felice di vederlo giocare le Olimpiadi, mentre lui fa partitelle a Milanello.

Ad ogni modo accogliamo il nuovo acquisto con affetto e con enorme rispetto. Il rispetto che merita un Pallone d'Oro, un Campione del Mondo e un Campione d'Europa.

Bem-vindo, Ronaldinho Gaùcho.

Nicola Piras

Toppato!

"Toppato" è un verbo che ha valenza sia da attivo che da passivo.
Da attivo lo potremmo usare per coniare questa frase: " il
Milan ha toppato"; da passivo potremmo dire: "il Milan viene toppato". Infatti, se è vero che il Diavolo ha letteralmente toppato, fallendo miseramente l'obiettivo di arrivare al 4° posto in campionato, e garantendosi così una bella stagione fuori dall'Europa che conta, è altresì vero che lo stesso Milan verrà a sua volta toppato (con il badge della UEFA Cup però, e non con la tanto amata toppa della Champions League!). Complimenti alla Fiorentina, che con la splendida rovesciata di Osvaldo, si garantisce un posto ai preliminari. Biasimi invece per la superficialità della squadra rossonera quest'anno (in campionato, s'intende) e per la dirigenza, buona a parlare ed incantare i tifosi, ma capace, nei fatti, di ben poche cose sul piano del mercato.
La netta vittoria (4-1) contro l'
Udinese di Marino (in gol Pato, Inzaghi, Cafu e Seedorf) serve solo a far svagare i paganti di S.Siro, quasi come fosse l'ultimo giorno di scuola, in cui non c'è lezione, né compiti, e ci si perde in patetici saluti pre-vacanza. Però un po' d'amaro resta, perché, vacanze a parte, il Milan sa già di essere stato bocciato. Anzi, toppato.

Nicola Piras

Vedi Napoli ...e poi muori!

Se è vero che i proverbi hanno un fondo di verità, e che la scaramanzia è, almeno in parte, radicata in qualcosa di reale e concreto, il Milan ha ben poco di cui rallegrarsi. Il famoso detto "vedi Napoli e poi muori" non è mai stato così riscontrabile nei fatti, poiché dopo aver visto la città partenopea, la squadra meneghina (così come suoi sogni relativi alla partecipazione alla Champions League 2008/2009) è morto. Morto nel gioco, morto nella dignità, morto nelle aspettative.
Tre gol (Hamsik, Domizzi su rigore, per fallaccio in area di Nesta e Garics), edulcorati solo in parte dalla segnatura di Seedorf, hanno decretato il decesso di una squadra ormai vecchia (a svecchiarla ci ha pensato la dirigenza, rinnovando i contratti di Maldini e Favalli!), stanca, forse sazia.
Ma, se a tutto questo aggiungiamo che, a detta di molti, alcune tonalità cromatiche (ad esempio il viola), portano sfortuna, allora dobbiamo davvero metterci le mani nei capelli... A proposito, nessuno sa di che colore è la maglia della Fiorentina?

Nicola Piras

Ti te dominet, Milan!

In barba alle dichiarazioni pre-derby dei signori Materazzi e Mancini, il Milan ha zittito entrambi con una prestazione maiuscola, senza sbavature. Diciamo che, nel momento di salvare la faccia, e di rovinare la festa ai cugini, il Milan si è fatto trovare pronto. Prontissimo (2-1: Inzaghi e Kakà, vanificano la punizione di Cruz).
Ma procediamo con ordine...

Dicevamo di
Materazzi, il quale, essendo notoriamente sportivo e dotato di spiccato fair play, ha ben pensato di rilasciare questa dichiarazione: "Il Milan? Spero non vada in Champions".

Naturalmente,
Roberto Mancini, con sogghigno annesso, ha scelto di "seguire" il centrale difensivo nerazzurro, aggiungendo che "non è importante il derby, ma piuttosto il match col Siena".

Ore c'è da chiedersi quale sia lo stato psicologico di
Materazzi, che oltre a non poter godere di una disfatta del Milan (che, per giunta, ora è virtualmente in Champions) non può neppure festeggiare lo scudetto in casa del Diavolo. E Mancini, come avrà valutato quella vana coreografia scudettata che, visto il risultato, è servita solo a colorare una curva? Avrà detto la verità affermando che la partita chiave è col Siena? I dubbi restano.

Ad ogni modo, vincere un derby così, con un
SuperPippo in forma strepitosa, e un Kakà con un destro preciso come un bisturi, fa piacere. Battere i probabili campioni d'Italia, e zittirne le esternazioni da bar, è appagante, eccome. Anche in una stagione nera, come la nostra, si può trovare una lunga schiera di sorrisi.
Per vedere musi lunghi, invece, citofonare a
Materazzi o Mancini.

Nicola Piras

Inzaghi c'è!

Continua il periodo positivo del Milan in generale, e di Inzaghi segnatamente. Se la squadra rossonera mantiene il trend dei tre punti anche in quel di Livorno, lo deve in particolar modo a SuperPippo, capace, quando è in condizione fisica ottimale, di giocare partite eccelse. Solo nell'ultima sfida ha siglato tre reti (attualmente detiene una media strepitosa di un gol a partita, cioè 16 gol nelle 16 partite giocate); la ciliegina è di Seedorf, che va in gol con un mancino potente e ravvicinato. Unico neo, la pecca difensiva, che consente al croato Knezevic di siglare il "gol della bandiera". Ad ogni modo la rincorsa alla Champions League è più che mai aperta, soprattutto se consideriamo il pareggio-beffa subìto al 94' dalla Fiorentina, ad opera di Gastaldello. Ora "la viola" è a soli due punti, e il derby appare come la peggiore delle partite per tentarne l'aggancio. Ma la speranza, si sa, è l'ultima a morire.

Nicola Piras

Reggina Fair Play

Il Milan, in casa, contro la Reggina, è tornato ai livelli di due anni fa, con un Kakà strepitoso (tripletta per lui, di cui due gol su rigore) con un Seedorf nuovamente capace di belle giocate (tuttavia non irresistibile in copertura, quando c'è da arretrare e difendere), con un Inzaghi in gol e fisicamente brillante (quinto timbro in tre incontri), con un Pato che è entrato, ha centrato un palo e ha segnato il suo ottavo gol stagionale.
Campagnolo ha fatto grandi parate, e ha deviato con la punta delle dita un tiro di Pirlo senza che Farina se ne accorgesse; il portiere ha dunque ammesso di aver toccato la palla e l'arbitro gli ha stretto la mano, compiaciuto. Il fair play continua con le tifoserie che, vicendevolmente, si applaudono, e intonano cori l'una a sostegno dell'altra. Un bel match, davvero civile, onesto, bello nel gioco, nel punteggio (pieno), e nel risultato (5-1 al momento del riposo finale decretato da Farina). A Livorno cerchiamo altri tre punti, nella speranza, cinica e poco galante, che la Fiorentina, nel prossimo turno, perda coi liguri blucerchiati. Scaramanticamente incrociamo le dita...

Nicola Piras

Doppio doppio

Un match equilibrato, insolitamente coinvolgente (almeno per chi segue il Milan di quest'anno), quello dell'Olimpico. Bianconeri presto in vantaggio con Del Piero al 12', e rimontati altrettanto subitaneamente da una doppietta del redivivo Inzaghi (14' e 31'), che illude il Diavolo di poter comandare in casa della Vecchia Signora. In chiusura di un gran primo tempo la Juventus trova il pareggio con Salihamidzic. Tutto da rifare, per entrambe le formazioni. Secondo tempo meno spettacolare, ma di grande intensità, specie se ci riferiamo al lato agonistico: al 66' espulso Bonera per un brutto, bruttissimo fallo su "Momo" Sissoko, che all'istante del contatto pareva aver subìto una brutta frattura della tibia (agghiacciante col senno di poi, pensando a Taylor, in Premier League), poi all'80' decide ancora Salihamidzic. Doppio doppio: doppio Inzaghi e doppio Salihamidzic. A questo punto è Del Piero l'elemento discriminante, l'ago della bilancia. Come merita di essere un campione del suo calibro.

Nicola Piras

4 mori, 4 gol

Quattro mori, simbolo di Sardegna, quattro gol. Detta così sembra che il Cagliari sia un talismano per il momento infausto del Milan. In realtà il Cagliari, piuttosto abile palla a terra, non ha mai dato un sentore di arrendevolezza, tant'è che, complice un Kalac quantomeno insicuro (palla parata, ma sgusciata sotto l'ascella), sigla una rete con Conti. Ma il vero segreto del Diavolo è il rientro di due pedine importanti: se da un lato è stata evidente l'astinenza dalle progressioni di Kakà, dall'altro mancava anche la concretezza di un SuperPippo ritrovato alla soglia dei 35 anni (doppietta per lui). Assente Pato, dato, ahinoi, per fermo anche per il match di Torino contro la Signora, il Milan spera che questo match possa essere l'ennesimo start di un corsa alla Champions, che però vede la Fiorentina molto costante, e Udinese e Sampdoria in posizione asfissiante.
Quattro mori, quattro gol, quattro squadre per un posto nell'
Europa che conta. Quattro è solo un numero... alla faccia della cabala.

Nicola Piras

Un 1-2 da applausi...

L' effigie di un Paolo Maldini sarcastico, che ironicamente applaude il pubblico fischiante di San Siro è l'emblema di questo Milan. Un Milan che perde, ma che non accetta che glielo si faccia notare. Ennesima caduta, stavolta per mano di un'Atalanta concreta e spavalda. Il Capitano opina che questa squadra ha comunque vinto tanto, e glielo riconosciamo. Ma la casacca numero tre è un calciatore, non un tifoso. Maldini è un uomo ricco, e questo anche grazie ai soldi spesi da noi tifosi. Maldini, plurimilionario, prima di applaudire con sdegno, dovrebbe rendersi conto che noi facciamo sacrifici per andare a vedere loro giocare (anche se giocare mi pare un eufemismo) e perdere contro chiunque: dall'Empoli, all'Atalanta stessa. Applaudisse ai suoi compagni, anziché a noi. Perché noi, fino a prova contraria, in tutto questo, siamo soltanto parte lesa. Fischiamo perché vorremmo di più dalla squadra che più di tutte ha vinto nel Mondo. E in Italia non riesce a sconfiggere compagini di rango realmente inferiore. Non neghiamo il nostro sostegno, ma vorremmo che la squadra lo meritasse. Allo stato attuale delle cose, però, i nostri applausi non sono esigibili, perché manca il giusto impegno. Un impegno da Milan.

Nicola Piras

Prendiamo il Toro per le corna

Proprio mentre eravamo tutti pronti a mettere alla gogna il Milan, quest'ultimo, pur non senza fatica, torna dall'Olimpico di Torino col bottino pieno. È una partita in crescendo, culminata con un gol di Pato, ma suo solo per le statistiche. Infatti il merito della rete è tutto di Gilardino, che Ancelotti aveva, già da qualche minuto, deciso di rimpiazzare con Paloschi. Il biellese si divincola in area tra Fontana e un difensore, scaricando un diagonale rasoterra destinato a finire in porta, e facendo così cambiare idea al mister, che decide di lasciarlo in campo anche nell'ultimo scampolo di partita. Pato, per evitare qualunque evenienza infausta, la butta dentro sotto porta, e manda al capolinea quel pallone troppo lento a varcare la soglia della linea di porta. Naturalmente le solite pecche relative alla lentezza e alla prevedibilità del gioco restano, così come la fase d'attacco così stucchevolmente centrale. Però, come diceva qualche giorno fa il buon Gattuso, "è meglio giocare male e vincere, che giocare bene come con la Roma, e perdere". Mai parole sono state più sagge, e tempisticamente azzeccate. Questo Milan, infatti, non dà più spettacolo, ma regala spesso sbadigli. Per la Champions servono punti, e se questi arrivano senza il bel gioco, pazienza. Pensiamo a portare più fieno possibile in cascina, possibilmente più di quanto faccia la Fiorentina, sempre quarta, da sola. Speriamo dunque in un raccolto meno magro di quello che gli eventi lasciano prevedere.

Nicola Piras

Luci (di Lanterna) a San Siro

Alla vigilia di Milan-Sampdoria riecheggiava il fermo pensiero di Carlo Ancelotti, secondo cui "il Milan di Roma è rimasto all'Olimpico". Detto questo, era lecito aspettarsi una gara maschia del Milan. Così non è stato, e al Meazza si è assistito ad un match in cui si è palesata la solita situazione: la facilità, per chicchessia, di fare punti a San Siro. Maggio prima e Del Vecchio poi, piegano i rossoneri già nella prima frazione di gioco, al termine della quale non mancano i fischi all'indirizzo della squadra meneghina. I maggiori indiziati della débâcle sono i soliti Oddo e Seedorf, anche se i vari Pirlo e Jankulovski non sono stati all'altezza delle aspettative. Kalac è prematuramente uscito dal suo momento di grazia, evidenziando pecche di tempistica, nonché di posizione. Kakà claudicante, lascia il terreno di gioco dopo 7' (e ne avrà per tre settimane ancora).

Solo nella ripresa si è assistito ad un tentativo di rimettere l'incontro in carreggiata, ma non è stato sufficiente. Un brillante Paloschi sfrutta un assist del collega (anche anagraficamente parlando) Pato, e accorcia le distanze. La Fiorentina non ne approfitta, e, a sua volta, ci lascia le penne in quel di Napoli. Ringraziamo San Paolo, se la rimonta non è diventata affare esclusivo dei viola.

Nicola Piras

Castellani, culla dell'ambiguo

Il titolo lascia davvero poco spazio all'inventiva. Allo stadio di Empoli, s'è visto tutto e il contrario di tutto. S'è visto vincere pur meritando di perdere. S'è visto Ambrosini dire che la partita è stata bene interpretata, e contemporaneamente Ancelotti affermare che il Milan non gli è piaciuto. S'è visto come giocatori con l'acqua alla gola, come Gourcuff e Gilardino, invece di tentare di salvarsi, abbiano invece scelto di lasciarsi annegare (probabile partenza a fine stagione, per entrambi). Il n°11 appare in netta difficoltà persino su agganci di passaggi chirurgici (spesso provenienti da Pirlo).


Dicevo dunque di un Milan che vince con demerito. Infatti il 3-1 ai danni dei toscani non deve far pensare ad una passeggiata, perché tale non è stata. Diavolo in vantaggio con Pato, che sfrutta la presa insicura di Bassi, il quale si lascia sfuggire una palla ormai doma; al brasiliano non rimane che appoggiare in rete. Pareggio subitaneo di Buscé in scivolata, e tutto da rifare. Anonimo match fino ai minuti finali, nei quali Ambrosini prima (incornata) e Kakà poi (esterno destro, rasoterra, a girare), mettono in ghiaccio il risultato (3-1 al triplice fischio).

L’”effetto Arsenal” probabilmente ha inciso, ma non quanto i media vogliono far credere. La verità è che questa è una squadra logora, limitata nel senso dell’organico, mediamente anziana, e soprattutto stanca, sia a livello fisico, che a livello mentale. Consola in parte la sconfitta della Fiorentina a Siena, in virtù dell’obiettivo del tanto famigerato e agognato 4° posto in classifica.

Nicola Piras

A.C. Milan vs Moratti

Testualmente riporto il comunicato stampa che l'A.C. Milan ha lasciato sul web:

“Le dichiarazioni rese da Massimo Moratti al Teatro Smeraldo di Milano non sono certamente eleganti e denunciano una memoria cortissima quando negano che l’Inter abbia avuto problemi con la giustizia sportiva ed anche una notevole imprecisione quanto alla collocazione dell’Inter.
Nonostante il comprensibile affetto che Massimo Moratti nutre per la sua squadra, pare in effetti davvero azzardato affermare che essa “è considerata da sempre la squadra di prestigio di Milano”, quando c’è altra squadra che ha vinto assai di più in Italia e in campo internazionale.
Ironia vuole poi che queste affermazioni giungano proprio nel giorno in cui al Milan, che sarebbe l’altra squadra, è stato attribuito dal CONI il collare d’oro, la massima onorificenza sportiva che viene attribuita alle società che hanno onorato la storia dello sport italiano.
Comunque molti auguri ai cugini nerazzurri ed all’Inter per i suoi 100 anni”

www.acmilan.com

Monsieur Wenger ...chapeau!

Si è chiuso un bel ciclo, fatto di sette anni bellissimi, coronati da due finali giocate col Liverpool (Istanbul 25/5/2005 e Atene 23/5/2007, di cui la prima persa e la seconda vinta) il ciclo del Milan in Champions League. Ha vinto il migliore, il più forte, il più fresco, il più scaltro, e il più umile. Un Arsenal meraviglioso piega i campioni in carica con due gol (Fabregas e Adebayor) che mettono in risalto i malanni di una squadra fantasma, stavolta copia esatta della mediocre compagine esibitasi in un campionato a cui pare importi davvero poco. Finisce qui il sogno di dare un senso a questo finale di stagione, dopo il Mondiale per Club vinto in Giappone lo scorso dicembre.
Più che al match, il commento va alla dirigenza: superficiale. Senza innesti non ci si schioda dal limbo in cui il Diavolo è piombato (o è stato fatto piombare con improbabili e discutibili strategie di mercato). Volenti o nolenti si deve cambiare. E alla svelta.
Galliani dice che le prossime partite di campionato devono essere dodici finali (12 sono i match da qui alla fine del torneo), il cui culmine dev'essere il 4° posto. Lo scetticismo è quantomeno lecito. Non me ne voglia la dirigenza, ma questo eterno modo di dire che va tutto bene a me non piace. E sono in buona compagnia. Il 4° posto è arduo da raggiungere quanto la finale di Mosca.
Riusciremo a fallire anche l'obiettivo minimo, per poi dire che comunque anche in U.E.F.A. si sta bene?

Nicola Piras

Sfogo

Giano Bifronte ha colpito ancora. Un Milan a due facce intasca l'ennesimo pareggio in casa propria, contornato da numerosi fischi. Questo perché, se da un lato la squadra in Champions dà anche l'anima, dall'altro dà prova di non tenere affatto al torneo del proprio Paese. E i tifosi se ne sono accorti. La squadra è letteralmente bollita, e si fa fatica a trovare un uomo da salvare. Ancelotti fa un turnover esasperato pur sapendo di non poterlo fare, per mancanza di panchina. I titolari, tra cui Oddo e Seedorf rasentano il comico, l'uno per i cross osceni, l'altro per la corsa a dir poco moviolistica. Gourcuff manda il padre a lagnarsi in via Turati per far sì che il figlio giochi di più, non chiedendosi peraltro il perché dello scarso impiego; Gilardino viene giustificato dai media tirando in ballo la sua imminente paternità, non ricordando però che Gilardino è in questa condizione da un biennio abbondante!

Una
Lazio tutt'altro che irresistibile torna a Roma contenta, col suo punticino facile facile, che sarebbero tre, se De Silvestri non avesse atterrato Kaladze in area di rigore (rigore poi segnato da Oddo). Questo dovrebbe far riflettere la società e la dirigenza: appare inutile portare il contratto di Kakà a 12 milioni nel 2013, quando è evidente che Ricardo da solo non può risolvere i problemi di una squadra logora, tantomeno può provare piacere nel giocare in una compagine senza ambizioni. A questo punto è lecito attendersi qualunque cosa contro l'Arsenal.

Nicola Piras

Kakà: un altro lustro nella Casa del Milan

L'A.C.Milan comunica di aver prolungato il contratto che lega Ricardo Izecson dos Santos Leite Kakà alla società rossonera fino al 30 giugno 2013.

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Milan accopPato

Se odiate la noia, in questo periodo vi conviene tifare per il Milan. Appena quattro giorni fa si parlava di quarto posto e di zona Champions, ed oggi ci tocca dispensare altri elogi e complimenti... a Prandelli! Ebbene sì, il Milan ha (già) mollato la presa, pareggiando a Catania, seppur con una formazione fortemente rimaneggiata, mentre la Fiorentina, a sua volta, batte il Livorno e resta al quarto posto, da sola, a -4 punti dalla Juventus, e a +2 dal Diavolo.
A
Catania niente di spettacolare, come ahinoi siamo da un po' abituati a raccontare. L'unico acuto è il gol di Pato, bellissimo, a filo d'erba, e da 30 metri, su cui però l'estremo difensore etneo risulta tutt'altro che incolpevole. Il Milan potrebbe chiudere persino con Inzaghi, ma un fuorigioco chilometrico vanifica tutto; allo stesso modo vanifica tutto la lentezza disarmante di Seedorf, che, servito dalla fascia opposta da Pato, si trova potenzialmente solo davanti al portiere. Potenzialmente però. Si lascia infatti raggiungere prima da Edusei, poi dal portiere Polito. A rovinare definitivamente la festa, ci pensa Spinesi con una incornata che annichilisce Kalac. Bacio a Vargas sulle lebbra, che compensa il cuoricino di Pato. Ah, l'amour!

Nicola Piras

Houston, missione compiuta!

Parafrasando un'affermazione tipica degli astronauti americani, possiamo dare l'idea dell'obiettivo raggiunto dal Milan, dopo mesi di tentativi spesso velleitari. Infatti, solo ieri è stato possibile l'aggancio al 4° posto, seppur ex æquo con la Fiorentina. Una partita, quella col Palermo, nella quale sono emersi errori in fase difensiva, difficoltà nella verticalizzazione (principalmente per opacità di Pirlo), mancanza di velocità (eccezion fatta per lo scattante Pato) e di idee. In più, Kalac, solitamente impeccabile, sottovaluta un tiro di Bresciano (siamo al 9'), reputandolo destinato ad uscire oltre il palo destro; tiro che si infila invece nel sacco del Milan. Ci pensa però il capitano Ambrosini a rimettere a posto le cose un quarto d'ora dopo, sfruttando uno dei pochi cross degni di questo nome, servito da Oddo, e infilando Fontana con una scivolata mancina. Kakà è spento, nella ripresa si opta per Gourcuff. Scelta azzeccata, perché il bretone ispira SuperPippo (subentrato a sua volta a Gilardino, che lascia il terreno di gioco senza giubbotto sì, ma coperto di molti fischi), proprio quando la gente defluiva dagli spalti, rassegnata al pareggio, e gli mette un pallone preciso sulla testa. Il pallone del 2-1. Avanti così. Il Catania ci attende al varco.

Nicola Piras

Un pareggio che sa di miracolo

Dobbiamo prendere atto della grandissima forza, specie sul piano atletico, dell'Arsenal, che non riesce però a fare punteggio pieno, strappando al Diavolo solo uno 0-0. La squadra britannica è stata nettamente superiore sul piano meramente fisico, creando quindi affanni plurimi ad un Milan che tuttavia è tecnicamente più forte.
Detto questo, dobbiamo solo sperare che al
Meazza gli inglesi facciano una partita meno intensa, altrimenti il passaggio del turno appare seriamente in pericolo.
Non ci sono scusanti, tenendo conto che
Ancelotti ha schierato una "formazione tipo", e che questa ha subìto i ripetuti attacchi dei Gunners, con ciliegina rappresentata da tremante traversa di Adebayor sul finale (94').
Abbastanza bene
Oddo, molto propositivo; non sufficiente Seedorf; appena sufficienti Kakà e Pirlo; ottimo ancora una volta Kalac, che non fa rimpiangere il collega brasiliano; benissimo Maldini (ma solo da centrale); Pato spento, ma per via del centrocampo che tutto faceva, tranne che servirgli palle giocabili. Con questi presupposti non si arriva lontano. Cerchiamo di cogliere il lato positivo di questo pareggio a reti bianche, e lasciamo al mister il tempo per capire cosa non va. Ma rimediare in poche settimane, sembra francamente utopico.

Nicola Piras

1000

Mille, come le "bolle blu" di Mina. Mille, come gli uomini di Garibaldi nella spedizione risorgimentale. Mille come le miglia di una celeberrima corsa automobilistica. Mille come "le mille e una notte". E da oggi potremo dire fieri: "mille, come le volte in cui Paolo Maldini ha risposto 'presente'". Non me ne vogliate, lettori, se non faccio commenti su uno scialbo 0-0 in quel di Parma, ma la scena va lasciata di diritto al nostro monumentale Capitano. Da quel 20 gennaio 1985 sono passate mille partite, e tutte con la maglia del Milan. Da quel giorno abbiamo imparato ad amare le bandiere, e a tenere il muso se qualcuno lascia la squadra per inseguire sogni più lucrativi e appaganti. Da quel giorno abbiamo capito che il Milan è per Paolo una scelta di vita. Proprio come lo è per noi tifosi. Ma abbiamo anche capito che avrebbe meritato quel Mondiale nel '94, e anche un premio individuale, quantomeno "ad honorem". Però sappiamo che nel calcio non c'è sempre meritocrazia, quindi per noi fa lo stesso. Per noi è come se avesse vinto tutto.
Mille volte grazie,
discendente della stirpe d'oro.

Nicola Piras

Ronaldo: il punto

Il bollettino medico circa le condizioni del Fenomeno:
Ronaldo è stato operato, e l'intervento, durato due ore, è tecnicamente riuscito. Ora il brasiliano riposa nella stanza 739, al 7° piano dell’Ospedale Pitie-Salpetriere di Parigi. Stop di 10 mesi per la fase riabilitativa. Il professor Saillant, che ha operato Ronaldo, testualmente dice: «Voi volete sapere se Ronaldo tornerà a giocare a pallone e la mia risposta è la stessa di otto anni fa: dipenderà da lui. Però il fatto che allora aveva 22 anni e adesso ne ha 31, è determinante sia dal punto di vista fisico sia per le motivazioni».

Nicola Piras

Stop

Brutto stop per il Milan, che contro un Livorno non certo irresistibile, riesce a guadagnare un solo punto. Stavolta, però, il (de)merito è tutto di Ancelotti, che schiera una formazione troppo sperimentale, già dal 1'. Il gioco è alternativamente noioso e disordinato. In quel disordine l'unico a capirci qualcosa è Pulzetti, che al 50' segna un bellissimo gol di sinistro, nell'incrocio più lontano, con Kalac incolpevole. La squadra non gira: dentro Ronaldo e Inzaghi per Paloschi e Gilardino. Rigore per il Milan al 61', segnato da Pirlo. Il risultato di parità si manterrà fino alla fine. Fiorentina sempre avanti e 4° posto ancora da agguantare.

Merita qualche riga anche un altro stop, ovvero quello del carioca Ronaldo, che si infortuna al ginocchio rimasto, sino a ieri, assolutamente sano. I medici dell' Ospedale Ortopedico Galeazzi non alimentano inutili speranze. La diagnosi è: "rottura totale del tendine rotuleo". A questo punto è doloroso, ma lecito, pensare ad una fine della carriera dell'attaccante rossonero.

Nicola Piras

Diciotto

A volte basta un numero a mettere in comune fattori che normalmente non sarebbero correlati. Ed è Alberto Paloschi a farcelo notare. Ha compiuto 18 anni lo scorso gennaio, è entrato al 18° minuto della ripresa, e 18 è il numero di secondi che gli sono serviti per infilare Manninger con una rasoiata a pelo d'erba che passa inesorabile accanto al suo palo destro. Richiamato da Braida, ha dovuto lasciare Viareggio (dove si svolge il torneo riservato alle squadre giovanili) per mancanza di uomini nel reparto offensivo. E ha fatto bene, il buon Ariedo, perché visti i vari Ronaldo (infortunato per l'ennesima volta al ginocchio sinistro), Inzaghi (ancora non a pieno regime), Gila (fermato dal giudice sportivo) e Pato (alle prese con un trauma distorsivo alla caviglia sinistra), trovare la via del gol sembrava davvero un'impresa epica. Anche perché il Siena era tutt'altro che una squadra facile da affrontare: ben messa in campo e molto attenta, pungeva poco, ma cercava di trovare lo svarione del Diavolo, per punirlo. Ha persino segnato (gol annullato per offside molto dubbio) e centrato un palo (con Frick); più volte si è affacciato all'area presidiata da Kalac (strepitoso nel finale). Tutto sommato sembrava un match destinato all'"X" in schedina. Invece il talentino della Primavera, casacca numero 43, esordisce, segna, esulta e dà input a fiumi d'inchiostro. Riesce a far passare in secondo piano persino il giganteggiante Ambrosini e il funambolico Kalac. E tutto in diciotto secondi!

Nicola Piras

Pato-logicamente vittoriosi

Se da un lato la dolce monotonia con cui Pato viola le reti delle avversarie, fa avvicinare il Milan alla zona Champions dopo la trasferta di Firenze (dominata peraltro per larghi tratti dalla formazione viola), dall'altro c'è poco da stare allegri. Infatti, il giovane carioca, subito dopo aver siglato il bellissimo gol-partita, con controllo e tiro chirurgico in piena area di rigore, si infortuna seriamente alla caviglia sinistra, preoccupando, e non poco, la banda Ancelotti.
Nei prossimi giorni ne sapremo di più, ma sembra quasi impossibile ridurre a meno di 30 giorni lo stop della baby punta rossonera. Con Gattuso KO, Gilardino squalificato, Ronaldo che marca visita, e Inzaghi sulla via del pieno recupero, la sfida casalinga col Siena sarà quantomai difficile ed impegnativa. Probabile un innesto di qualche giovane "primavera".

Nicola Piras

Gila, fune di traino

Un Milan concreto, porta da Reggio Calabria il massimo possibile. Tre punti che proiettano la compagine meneghina a ridosso della zona Champions League, obiettivo dichiaratamente obbligatorio per l'entourage rossonero. Basta un solo gol, un gol del calciatore che più di tutti, oggi, ha bisogno di dimostrare di essere un giocatore da Milan. Un gol, di Alberto Gilardino, sempre più deciso a vestire i panni di partner d'attacco del nuovo Pato (ovviamente nel modulo a due punte). Ed, onestamente, meriterebbe questo ruolo (stanti anche SuperPippo ai box, e Ronaldo alle prese coi suoi muscoli iperfragili): due gol decisivi, che valgono ben sei punti. Oro, per una squadra che ha una classifica tutt'altro che invidiabile. Propositivo più che mai Gattuso, Pirlo splendido in cabina di regia. Seedorf decisamente in "serata no". Pato poco palpabile; Kalac decisamente meglio del collega brasiliano.
I presupposti per la scalata al 4° posto ci sono tutti; andiamo a Firenze col morale alto.

Nicola Piras

Ancora il papero...

Continua la fase altalenante del Milan, ma questa volta ne descriviamo il periodo positivo. Infatti, dopo aver "espugnato" il Meazza contro il Napoli, sia il Milan, che Pato, reiterano le gesta di metà gennaio, e intascano tre punti contro un Genoa in salute (Borriello in primis), reduce da tre vittorie consecutive. Pato sbaglia molto, ma si propone comunque. Ed è proprio la giovane punta di Pato Branco a trascinare questo Milan così strano e inconcludente (così inconcludente da essere sommerso di fischi all'intervallo): servono quasi 70' per piegare i liguri, e quasi 80' per essere quasi certi di non aver speso i soldi del biglietto per nulla. Ora godiamoci questo successo, con la consapevolezza, però, che c'è da cambiare. E anche molto.

Nicola Piras