R10!

Finalmente, dopo tre anni di corteggiamento, Ronaldinho e il Milan si sono sposati, come conferma la prima pagina del Mundo Deportivo.
Un matrimonio dispendioso, certo (20 milioni di euro del cartellino + 19,5 dello stipendio del triennio in cui giocherà per il Club di Via Turati), ma dai risvolti molto interessanti.
Primo perché attira tifosi, e mai come quest'anno c'è stata penuria di abbonamenti, calati del 30% rispetto allo stesso periodo dell'anno passato.
Secondo perché vivacizza lo stucchevole gioco del Milan, che nemmeno Pato è riuscito a sbloccare coi suoi 9 gol.
Terzo perché il Ka-Ro-Pa è un attacco a tre (con Pato vertice del triangolo) molto temibile. In Europa uno dei migliori.
Quarto perché porta nelle casse del Milan molti milioni di euro provenienti dal merchandising relativo a R10, che, dopo Schumacher e Backham, è il migliore a far fruttare la propria immagine, pur senza toccare un pallone per mesi.

Detto questo, veniamo alle note dolenti, a partire dal comprensibilmente scocciato Seedorf. Il trequartista di Paramaribo punta i piedi e non dà i numeri. Non li dà. A nessuno. Quindi l'uno e lo zero, che campeggiano sulla sua casacca, se li tiene ben stretti (R10 diventerà, al massimo, R11 o R20). Ma vorrebbe tenersi ben stretto anche il posto da titolare, cosa, ahilui, assai difficile, vista la lentezza nell'impostazione del gioco mostrata nell'ultimo campionato.
Poi c'è il nodo Kakà, che è certamente contento di accogliere il connazionale dai denti grandi, ma non è altrettanto felice di vederlo giocare le Olimpiadi, mentre lui fa partitelle a Milanello.

Ad ogni modo accogliamo il nuovo acquisto con affetto e con enorme rispetto. Il rispetto che merita un Pallone d'Oro, un Campione del Mondo e un Campione d'Europa.

Bem-vindo, Ronaldinho Gaùcho.

Nicola Piras