Castellani, culla dell'ambiguo

Il titolo lascia davvero poco spazio all'inventiva. Allo stadio di Empoli, s'è visto tutto e il contrario di tutto. S'è visto vincere pur meritando di perdere. S'è visto Ambrosini dire che la partita è stata bene interpretata, e contemporaneamente Ancelotti affermare che il Milan non gli è piaciuto. S'è visto come giocatori con l'acqua alla gola, come Gourcuff e Gilardino, invece di tentare di salvarsi, abbiano invece scelto di lasciarsi annegare (probabile partenza a fine stagione, per entrambi). Il n°11 appare in netta difficoltà persino su agganci di passaggi chirurgici (spesso provenienti da Pirlo).


Dicevo dunque di un Milan che vince con demerito. Infatti il 3-1 ai danni dei toscani non deve far pensare ad una passeggiata, perché tale non è stata. Diavolo in vantaggio con Pato, che sfrutta la presa insicura di Bassi, il quale si lascia sfuggire una palla ormai doma; al brasiliano non rimane che appoggiare in rete. Pareggio subitaneo di Buscé in scivolata, e tutto da rifare. Anonimo match fino ai minuti finali, nei quali Ambrosini prima (incornata) e Kakà poi (esterno destro, rasoterra, a girare), mettono in ghiaccio il risultato (3-1 al triplice fischio).

L’”effetto Arsenal” probabilmente ha inciso, ma non quanto i media vogliono far credere. La verità è che questa è una squadra logora, limitata nel senso dell’organico, mediamente anziana, e soprattutto stanca, sia a livello fisico, che a livello mentale. Consola in parte la sconfitta della Fiorentina a Siena, in virtù dell’obiettivo del tanto famigerato e agognato 4° posto in classifica.

Nicola Piras

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